LA BERLINA DI PIAZZA ERBE DI VERONA (2024)

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Set 13 2020

Category: Verona storia e artegiorgio @ 08:44

La berlina otribuna di Piazza Erbe

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Al centro dipiazza Erbesorge un monumento che tradizionalmente viene chiamato “berlina” nonostante si tratti di una tribuna (o capitello).

Per Gerolamo Dalla Corte sarebbe stato eretto nel 1207 dal podestà Azzo d’Este; sicuramente esisteva nel XIII secolo in quanto citato negli Statuti veronesi. Secondo Luigi Simeoni, studioso locale, il capitello fu rifatto nel 1378, durante la signoria dei fratelli Bartolomeo e Antonio della Scala, quando vennero eliminate le baracche di legno che occupavano la piazza. Tuttavia la tribuna che vediamo oggi non risale all’epoca scaligera: quella avrebbe dovuto avere forme gotiche, mentre l’attuale è di ispirazione classica. Anche le lettere incise sulla colonna che regge la catena appartengono ad un carattere (maiuscolo romano) in uso nel secolo successivo.

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Sulla colonna si leggono ancora tre sigle: PER (pertega), BRAS (brasso) e PASSUS (passo).

Sul piedistallo verso via Cappello sono scolpite le forme di due unità di misura dell’epoca: ilcopo(tegola) e ilquarel(mattone). La catena di ferro determinava invece la misura dellafassina, un fascio di legname.

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Misura dellafassina


La tribuna era al centro di numerosi aspetti della vita cittadina: attività commerciali, politiche e giuridiche. Nel 1477, il poeta e storico Francesco Corna da Soncino annota che sotto il baldacchino esisteva una sedia di marmo (scomparsa) su cui prendeva posto il podestà appena eletto per ricevere le chiavi della città e la bacchetta, simbolo dell’incarico. Anche il pretore vi sedeva al momento di giurare fedeltà e giustizia.

Preceduti da squilli di tromba qui l’araldo leggeva i bandi. Riguardo al commercio, oltre alle misure, una banderuola sulla sommità regolava gli orari del mercato: quando esposta i grossisti avevano l’obbligo di vendere direttamente ai consumatori, non ai titolari dei banchi del mercato che, per non eludere questa norma, erano tenuti ad indossare un cappello azzurro; le rivenditrici indossavano una fascia dello stesso colore.


Nel 1677 ci fu una protesta presso i Rettori veneti perché il cappello era oggetto di scherno; i rivenditori furono accontentati: il copricapo fu sostituito da una traversa azzurra e bianca, la fascia delle donne da una piccola corda da attaccare alla manica.

Il termine berlina nasce probabilmente da un’altra usanza: un articolo degli Statuti prevedeva che nessun ragazzo potesse far correre cavalli per la città sotto la pena di 40 soldi: se non era in grado di pagare doveva essere incatenato al capitello e restarvi per un periodo a discrezione del podestà o della curia. Chi veniva sorpreso a giocare a taluni giochi vietati e non aveva la possibilità di pagare doveva essere tuffato per tre volte, al suono di una tromba, nella vasca sul fianco della tribuna.


I tessitori che imbrogliavano sulla qualità della lana, oltre ad essere soggetti a multe, venivano legati alla catena dall’ora terza fino alla nona, senza possibilità di ottenere la grazia. Nel 1328 Cangrande stabilì che il bestemmiatore che non fosse in grado di pagare un’ammenda venisse immerso per tre volte nella vasca in inverno, e per tre volte frustato, sempre intorno al capitello, nelle altre stagioni. In epoca veneziana si esponevano al capitello le teste dei banditi decapitati per un’eventuale identificazione. Chi catturava lupi riceveva un premio: nell’inverno 1398/99, a causa del freddo eccezionale, branchi di lupi affamati si spinsero fino in città. Quelli abbattuti furono esposti sulla tribuna.

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Misure del copo e del quarel

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Fonte: da La mia Verona

Link:https://lamiaverona.jimdofree.com/briciole/berlina-o-tribuna/

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    Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria.
    Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto.
    Quando vedo scritto all'imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non perché penso all'Italia, bensì perché penso al Veneto.
    (Goffredo Parise, Il Corriere della Sera, 7 febbraio 1982)

  • TI CON NU, NU CON TI

    Perasto 23 agosto 1797: Giuseppe Viscovich, Capitano di Perasto, deponendo sotto l'altare maggiore della chiesa le insegne di San Marco, alla presenza di tutte le milizie e di tutto il popolo pronunciò, con una notevole intensità, il seguente discorso:

    "In sto amaro momento, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenisimo Dominio, al Gonfalon della Serenisima Republica, ne sia de conforto, o citadini, che la nostra condota pasada, che quela de sti ultimi tempi la rende più xusto sto ato fatal, ma virtuoxo, ma doveroso par nu.


    Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del xorno la farà saver a tuta Europa che Perasto la ga degnamente sostegnudo fin a l'ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto ato solene e deponendolo bagnà da el nostro universal, amaro pianto.


    Sfoghemose, citadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti, che i sigilà la nostra gloriosa corsa soto el Serenisimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta Insegna che lo rapresenta e su de ela sfoghemo el nostro dolor.


    Par 377 ani la nostra fede, el nostro valor, la ga senpre custodia par terra e par mar, par tuto indove che i ne ga ciamà i so nemisi, che li xe stai pur queli dela Religion. Par 377 ani le nostre sostanse, el nostro sangue, le nostre vite, le xe senpre stae par Ti, San Marco; e felicisimi sempre se gavemo reputà, Ti co nu, nu co Ti; e senpre co Ti sul mar nu semo stai ilustri e virtuoxi.
    Nisuni co Ti ne ga visto scanpar, nisuni co Ti ne ga visto vinti e spauroxi!

    E se sti tenpi prexenti, infelici par inprevidensa, par disension, par arbitrii ilegali, par visi ofendenti la natura e el gius dele xenti no Te gavese cavà via, par Ti in perpetuo sarave stae le nostre sostanse, el nostro sangue, la vita nostra, e pitosto che vedarTe vinto e dexonorà dai Toi, el corajo nostro, la nostra fede, se gaverave sepelio soto de Ti.


    Ma xa che altro no ne resta da far par Ti, el nostro cuor sia l'onoratisima to tonba, e el più puro e el più grando to elogio le nostre lagrime".



    Il Capitano Viscovich, deponendo le insegne, s’inginocchiò davanti all’'Altare, e rivolto al piccolo nipote che gli era accanto, disse:
    “Inxenocite anca ti; basile, e tienile a mente par tuta la vita”.

    (Discorso del Capitano Giuseppe Viscovich tratto da "Storia Documentata di Venezia" di S. Romanin)

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Name: Duane Harber

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Address: Apt. 404 9899 Magnolia Roads, Port Royceville, ID 78186

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Job: Human Hospitality Planner

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Introduction: My name is Duane Harber, I am a modern, clever, handsome, fair, agreeable, inexpensive, beautiful person who loves writing and wants to share my knowledge and understanding with you.